Il nome di 'ippocastano' deriva probabilmente dal greco 'ippos', ossia 'cavallo', e 'castanon', 'castagno'; questo perché, in passato, i frutti di questa pianta, simili a castagne, venivano utilizzati come alimento stimolante per i cavalli.
L'ippocastano è una pianta originaria dell'Europa orientale e, con ogni probabilità, nasce tra la penisola Balcanica ed il Caucaso. La sua prima comparsa 'ufficiale' nell'Europa occidentale avvenne nel 1591, quando Charles de l'Ecluse, noto botanico francese, lo introdusse a Vienna in veste di pianta ornamentale. L'ippocastano giunse poi a Parigi, nel 1615 per poi diffondersi nel resto d'Europa. Ad oggi, l'ippocastano è diffusissimo anche in Italia dove è maggiormente presente nelle regioni centro-settentrionali, dalla pianura fino a 1200metri di altitudine; l'ambiente ideale per questa pianta si trova infatti all'interno della fascia climatica del faggio (secondo la classificazione del Paveri). Albero assai rustico e longevo, l'ippocastano non presenta particolari esigenze né in fatto di suolo né per quanto riguarda il clima, poiché tollera molto bene anche le basse temperature. Le caratteristiche dell'ambiente che vengono però poco tollerate dall'ippocastano sono: la salinità del terreno e la presenza di agenti inquinanti nell'atmosfera. Soprattutto quest'ultima provoca nell'ippocastano una reazione che consiste nell'arrossamento dei margini fogliari e nel disseccamento precoce della lamina. Altra avversità naturale è poi costituita dalla Cameraria ohridella: una farfalla che, diffusasi in Europa dal 1985, provoca l'indebolimento ed il disseccamento dell'ippocastano a causa delle gallerie scavate dalle larve all'interno delle lamine fogliari.
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